La storia

ViVi bene, Vivi Fiastra

Le origini del nome

Le origini di Fiastra partono da molto lontano. L’ etimologia del nome non ha un’interpretazione certa ma due sono le ipotesi più accreditate.

La prima, come accade per molte città, farebbe derivare il suo nome da una parola che avrebbe preso il suo significato da fiume o corso d’acqua, probabilmente in uso da un gruppo di Piceni che sostava in un insediamento nei pressi del fiume Fiastrone.

L’altra derivazione nascerebbe da un gruppo di origine germanica che discese in Italia nel ‘400 e che denominò queste terre “Flatsch” ovvero valle e che diede anche il nome al fiume Fiastrone chiamato così per la grandezza e la potenza delle acque ingrossate durante i periodi invernali e primaverili.

L’età antica e la nascita dei castelli

Presenze archeologiche a Fiastra si possono trovare fin dal neolitico con reperti funerari e di uso quotidiano come suppellettili, frammenti di ceramiche e terrecotte ed altri oggetti comuni a molti insediamenti umani di età antica che furono favoriti dalla presenza di acqua, imponenti boschi e grandi distese erbose perfette per la sopravvivenza del bestiame e la stanzialità.

La tranquillità della vita nella valle fu distrutta da una serie di invasioni: Longobardi, Goti, Franchi e Barbari che occupando numerose città della costa adriatica costrinsero i popoli di pianura a rifugiarsi nell’entroterra e sulle colline, cominciando a costruire i primi fortilizi e relativi borghi. Così sul filo del fiume Fiastrone nacquero i castelli: di Fiastra, Fiegni e Podalla che dall’alto della collina erano pronti a difendere i confini del Comune.

Il Castrum Flastrae e la Signoria dei Magalotti

Castrum Flastrae fu dimora della Signoria dei Magalotti Conti di Fiastra, che videro esteso il loro potere anche su Poggio, Appennino e Macereto e luogo dove le più alte cariche della valle esercitavano l’attività amministrativa ed entro le cui salde mura trovavano rifugio i popoli della valle durante le incursioni degli invasori. Venne accorpato al Comune di Camerino su decreto del Cardinale Sinabaldo Fleschi nel 1240, perso poi nel 1259 a causa di una sconfitta con le truppe del Re Manfredi che conquistarono e saccheggiarono l’avamposto per porlo poi nelle mani del Conte Ranieri Baschi, un nobile camerinese fiduciario del Re Manfredi.

La famiglia Varano e il passaggio allo Stato Pontificio

Con un abile colpo della famiglia Varano, nobili Camerinensi, guidati dal Capitano Gentile Varano, riuscirono a conquistare Fiastra e tutti i terreni annessi e a tenerli fino al 1443, quando il fratello uccise Gentile a causa di una lite sulla suddivisione delle proprietà. Il castello passo così, prima nelle mani di Francesco Sforza, Gonfaloniere della Chiesa e Marchese di Ancona, poi di nuovo alla famiglia Varano.

Fu in questo periodo, causa la perdita di interesse strategico del luogo, che il castrum vide l’inizio di un lungo e lento declino fino a quando il comune non entrò nei possedimenti dello Stato Pontificio fino al XVII sec.

Dario Conti e la creazione del lago artificiale

Dario Conti fu un uomo che diede grande lustro alla storia della vallata di Fiastra ed Acquacanina, portandovi la corrente elettrica nel 1905 e costituendo un’azienda che operava nel campo della tessitura e filatura della lana, una fornace per la produzione di mattoni ed una fabbrica per la lavorazione del legno, portando così lavoro a tutti in tutta la valle.

Fu con l’avvento della Grande Guerra che questo benessere si spense ed il vento dei caduti presentò un conto salato alla popolazione di Fiastra, al cui estremo sacrificio Dario Conti fece costruire un monumento commemorativo in bronzo, ora scomparso e sostituito da una lapide posta nel palazzo pubblico. Fu dopo la Seconda Guerra mondiale che si venne a creare il Lago di Fiastra, bacino artificiale realizzato per la produzione di energia idroelettrica, che ha riportato lustro e vita in tutta la valle.